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#28 _ Aldo Spallicci, il protagonista della caveja

Il protagonista della caveja non può che essere Aldo Spallicci, medico, poeta e politico romagnolo, già più volte citato all'interno di questo blog.

LA VITA
Aldo Spallicci nacque il 22 novembre 1886 a Santa Maria Nuova di Bertinoro e visse la prima parte della sua vita a Forlì, dove intraprese la professione di medico pediatra seguendo le orme del padre, anch'esso medico.
Mazziniano nello spirito, seguì la legione garibaldina a sostegno della della Grecia nella guerra contro la Turchia del 1912 e poi ancoraa difesa della Francia quando scoppiò la prima guerra mondiale. Sì unì al Regio Esercito solo quando, nel 1915, l'Italia abbracciò la posizione interventista, decidendo di partecipare attivamente al conflitto.
Il primo dopoguerra fu per lui un periodo molto duro. Seppur riprese la sua professione una volta rientrato a Forlì, rendendosi inoltre divulgatore della cultura romagnola, la sua avversione agli ideali fascisti gli causò non pochi problemi.
Dopo essere stato arrestato e detenuto presso il carcere di Forlì fu costretto al domicilio coatto a Milano, dove strinse contatti con gli altri "esuli" romagnoli.
Le sue sventure non si conclusero qui. Dopo un periodo di confino nell'avellinese venne infatti arrestato una seconda volta, nel 1943, e rimase detenuto nel carcere di San Vittore fino alla caduta del regime fascista, avvenuta il 25 luglio dello stesso anno.
Nel dopoguerra si iscrisse al Partito Repubblicano Italiano, divenendo per esso deputato dell'Assemblea Costituente e senatore nella I e nella II legislatura.
A lui si devono importanti contributi nella stesura del punto 5 dei Principi Fondamentali, il quale si esprime in merito alle autonomie locali ed al decentramento amministrativo.
Spallicci ricoprì anche incarichi governativi,  tra cui si sottolinea la partecipazione attiva al processo che portò alla nascita del Ministero della Sanità.
Si allontanò dal PRI a meta degli anni 50 per via dell'avvicinamento del partito alle concezioni marxiste. Giunse persino, a metà degli anni 60, a farsi cofondatore del partito Unione Democratica Nuova Repubblica.
Trascorse l'ultimo periodo della sua vita a Cervia , dove intensificò la sua attività divulgativa, pur continuando a praticare la sua professione di medico pediatra.  Spallicci morì a Premilcuore il 14 marzo 1973.

LA PRODUZIONE LETTERARIA
La sua produzione letteraria è vasta, incentrata sullo studio e la salvaguardia del folclore romagnolo. Grazie ai suoi scritti, Spallicci fu il primo a sviluppare un sistema di grafia unificato per la scrittura del dialetto romagnolo, promuovendo una grafia uniforme per tutte le varianti locali.
Con la raccolta Al Canti ebbe il merito di salvare dall'oblio della dimenticanza le antiche cante popolari romagnole. Fu però con un'altra raccolta poetica, La caveja degli anell, che elevò La caveja a simbolo della Romagna. Tramite essa la caveja esce per la prima volta dalla dimensione contadina, entrando a far parte del mondo letterario, trasformandosi da polveroso oggetto desueto a feticcio evocativo di un romantico passato rurale.
Una citazione è doverosa anche a proposito della rivista  La Piè, da lui fondata nel 1919, soppressa nel 1933 e successivamente riattivata nel 1946, che risulta ancora oggi attiva.

L'ATTIVITÀ DIVULGATIVA
Gli studiosi concordano nell'individuare in Spallicci il principale artefice dell'elevazione della caveja a simbolo della Romagna.
Con la sua attività conferì al romagnolo la dignità di lingua letteraria, lingua che negli anni del suo esordio era considerata come propria del popolo povero ed ignorante, incapace di esprimere sentimenti e finezze letterarie. Spallicci sosteneva che esprimendosi in dialetto era in grado di avvicinarsi di più all'anima delle cose ed al cuore delle persone.
Con la sua attività fece rivivere antiche tradizioni delle campagne romagnole, come quella delle veglie notturne nelle case dei contadini, dove le famiglie trascorrevano le fredde serate invernali in compagnia di favolisti e cantastorie.
Abbiamo già detto che a lui si devono lo sviluppo di un sistema unificato per la scrittura del dialetto romagnolo e la sopravvivenza di molte antiche cante romagnole.

LA LOTTA PER L'AUTONOMIA DELLA ROMAGNA
Al centro dell'ideologia politica di Spallicci vi era la battaglia per il riconoscimento delle autonomie locali. A questo proposito si spese, come già detto, nella stesura del quinto Principio Fondementale della costituzione (autonomie locali e decentralizzazione amministrativa).
Durante un suo intervento all'assemblea costituente con cui chiedeva il riconoscimento della Regione Romagna, affermò che probabilmente non esiste territorio in Italia meglio identificato della Romagna.
La sua idea di decentralizzazione era sostenuta dal pensiero che nonostante l'Italia fosse la patria unica e comune degli abitanti della penisola, la sua storia frammentata abbia reso molto diversi tra loro i popoli delle varie regioni italiane. Sotto quest'ottica l'autonomia locale rappresentava per Spallicci un modo di valorizzare tali diversità,  responsabilizzando le varie popolazioni tramite l'esercizio autogestionario.
Durante i lavori dell'Assemblea Costituente Spallicci arrivò persino a proporre una bandiera per la Regione Romagna.

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