Cesena [step 01] è una cittadina di circa 100000 abitanti sita nel cuore del territorio romagnolo. L'etimologia [step 06] del nome della città non è ancora chiara ed il dibattito in merito alle sue origini è tutt'oggi piuttosto acceso.
Territorio noto per la buona cucina [step 18] e per l'ospitalità degli abitanti, il cesenate è una meta piuttosto frequentata dai turisti, affascinati dal suo invidiabile patrimonio culturale.
Essendovi nati i papi Pio XI e Pio XII ed avendo ospitato il vescovado di Benedetto XIII, Cesena è detta Città dei Tre Papi (in realtà anche Pio XIII ne fu vescovo). Nonostante le modeste dimensioni, la città ha una storia importante alle spalle, strettamente legata allo Stato della Chiesa ed alla signoria dei Malatesta.
Sono tanti i personaggi illustri legati alla città malatestiana, da Marino Moretti a Renato Serra ai Foo Fighters, gruppo rock statunitense capitanato da Dave Grohl [link esterno] che si è esibito a Cesena nel 2015, in risposta all'invito mosso dai mille musicisti [link esterno] che hanno suonato all'unisono la loro canzone Learn To Fly [link esterno]. La lista potrebbe andare avanti elencando i campioni dello sport e gli innumerevoli vip italiani che hanno deciso di trasferirsi sulle colline cesenati. Tra questi il legame più forte è quello che ha intessuto Roberto Benigni, il quale risiede stabilmente a Cesena, città natale della moglie Nicoletta Braschi e che fa da sfondo alle vicende del suo film Jonnny Stecchino [step 07]. Ovviamente l'opera di Benigni non rappresenta l'unico caso in cui il mondo del cinema [step 24] ha deciso di ambientare le proprie storie a Cesena, con le cineprese che sono tornate in azione anche in tempi recentissimi per il film "Dittatura Last Minute", girato nel 2019.
Dalle citazioni [step 04] all'interno di opere grandiose come la Divina Commedia di Dante o Il Principe di Macchiavelli, sono numerosissimi i libri [step 03] che parlano della città. Tra questi figura I misteri di Cesena, scritto da Roberto Mercadini, in cui si esplorano le tante leggende e suggestioni in cui è facile imbattersi tra i vicoli cittadini. Agganciandosi a questo aspetto non si può non ricordare il Mazapégul [step 05], il più noto folletto della tradizione romagnola, che vaga nel territorio alla ricerca di vittime per i suoi scherzi. Tra i tanti oggetti della tradizione cesenate [step 02] ve ne è tuttavia uno che fornisce un eccellente soluzione al problema dei Mazapégul, ovvero la caveja [step 08]. La tradizione sostiene infatti che piantando una caveja nel giardino di casa si stia al riparo da qualsiasi furfanteria del folletto.
La caveja è un oggetto dall'anatomia [step 13] piuttosto semplice. Essa si compone infatti di quattro parti: gli anelli, la pagella, lo stelo ed i fiocchi. Questo strumento agricolo è antichissimo e la sua funzione è quella di assicurare il collegamento meccanico tra il giogo dei buoi ed il timone dell'attrezzo agricolo trainato, solitamente il carro o l'aratro. Da un suo uso di secondaria rilevanza, ovvero quello di strumento per creare i solchi per la semina, deriva il modo di dire [step 10] "An sem miga piante' tot cun la caveja", che vuole ricordare che non tutti siamo uguali.
Ovviamente nel corso dei secoli si è assistito ad una progressiva evoluzione della caveja, che ha portato ad una diversificazione delle forme [step 11] e ad un miglioramento qualitativo dei materiali [step 12], con il progressivo passaggio dai legni duri alle leghe di ferro per incrementarne la resistenza meccanica e la durevolezza.
Inizialmente dotata di un solo anello, necessario ad agevolare le operazioni di sgancio, con il passare dei secoli si è fatto di tutto per accrescere il tintinnio che viene prodotto con le vibrazioni. Fu principalmente questa la causa della crescita del numero [step 29] di anelli. Il tintinnio serviva a segnalare la presenza del carro già dalla distanza, in modo da evitare qualsiasi incidente dovuto alla scarsa visibilità durante le ore buie. E' proprio per via della sua caratteristica rumorosità che essa viene indicata con nomi [step 09] come "caveja cantarèna" o "caveja campanèra".
Le caveja era un oggetto costoso per via della complessa tecnica [step 30] di realizzazione artigianale, ragione per cui col passare dei secoli divenne per i proprietari dei poderi un vero e proprio status symbol, un modo per vantare il proprio potere economico.
L'avvento delle macchine in agricoltura permesso dall'accelerazione del progresso tecnologico che ha caratterizzato il XIX ed il XX, testimoniato dall'esplosione dei brevetti [step 20] depositati, ha fatto cadere in disuso la caveja per via della non competitività del lavoro animale rispetto a quello delle macchine. Grazie all'opera divulgativa di Aldo Spallicci [step 28] la caveja ha saputo uscire dal vortice di questa decadenza, divenendo il simbolo [step 14] per eccellenza della Romagna. Tale aspetto rende davvero improbabile che essa possa essere oggetto di un'evoluzione futura [step 15], in quanto questo ne comporterebbe la perdita dell'evocatività, ma le ha consentito di reinventarsi in vari modi all'interno delle case [step 25] romagnole.
Il merito di Spallicci è stato quello di spogliare la caveja dalla veste di polveroso oggetto agricolo desueto, portandola all'interno del mondo della letteratura [step 23]. La sua opera è stata talmente significativa che alcuni dei suoi testi sono persino stati tradotti in musica [step 21], contribuendo ulteriormente alla diffusione dell'ideologia romantica che identifica nella caveja il baluardo dei valori di una civiltà rurale ormai scomparsa.
Il blog ha cercato di indagare questo ruolo di simbolo di cui si riveste la caveja, ritrovandola ad esempio all'interno dell'ambito filatelico [step 26] come soggetto di diversi annulli postali. Se ne ritrovano esempi anche nel mondo dell'arte [step 19], i quali ci hanno permesso di scoprire che sistemi simili alla caveja erano in uso anche nelle campagne della Maremma. Non la si è invece ritrovata nei fumetti [step 22], ma allargando le maglie della ricerca alla tematica dello sfruttamento del lavoro animale sono poi emerse diverse vignette degne di nota.
Si è cercato di raccogliere le tematche toccate nell'ambito del blog all'interno di una nuvola dei nomi [step 17], esprimendo poi l'interdipendenza dei vari concetti attraverso una mappa concettuale [step 16]. Una attività di brainstorming simile a quella fatta per creare la nuvola dei nomi è stata eseguita anche per comporre L'ABC della caveja [step 31] e per elencare le azioni della caveja [step 32], allo scopo di ampliare il più possibile l'orizzonte su cui spaziare.
Detto ciò, non resta che concedersi una piacevole visita presso il museo della caveja [step 27].
Territorio noto per la buona cucina [step 18] e per l'ospitalità degli abitanti, il cesenate è una meta piuttosto frequentata dai turisti, affascinati dal suo invidiabile patrimonio culturale.
Essendovi nati i papi Pio XI e Pio XII ed avendo ospitato il vescovado di Benedetto XIII, Cesena è detta Città dei Tre Papi (in realtà anche Pio XIII ne fu vescovo). Nonostante le modeste dimensioni, la città ha una storia importante alle spalle, strettamente legata allo Stato della Chiesa ed alla signoria dei Malatesta.
Marco Pantani nella curva dei tifosi del Cesena |
Dave Grohl durante lo storico concerto dei Foo Fighters a Cesena |
Sono tanti i personaggi illustri legati alla città malatestiana, da Marino Moretti a Renato Serra ai Foo Fighters, gruppo rock statunitense capitanato da Dave Grohl [link esterno] che si è esibito a Cesena nel 2015, in risposta all'invito mosso dai mille musicisti [link esterno] che hanno suonato all'unisono la loro canzone Learn To Fly [link esterno]. La lista potrebbe andare avanti elencando i campioni dello sport e gli innumerevoli vip italiani che hanno deciso di trasferirsi sulle colline cesenati. Tra questi il legame più forte è quello che ha intessuto Roberto Benigni, il quale risiede stabilmente a Cesena, città natale della moglie Nicoletta Braschi e che fa da sfondo alle vicende del suo film Jonnny Stecchino [step 07]. Ovviamente l'opera di Benigni non rappresenta l'unico caso in cui il mondo del cinema [step 24] ha deciso di ambientare le proprie storie a Cesena, con le cineprese che sono tornate in azione anche in tempi recentissimi per il film "Dittatura Last Minute", girato nel 2019.
Dalle citazioni [step 04] all'interno di opere grandiose come la Divina Commedia di Dante o Il Principe di Macchiavelli, sono numerosissimi i libri [step 03] che parlano della città. Tra questi figura I misteri di Cesena, scritto da Roberto Mercadini, in cui si esplorano le tante leggende e suggestioni in cui è facile imbattersi tra i vicoli cittadini. Agganciandosi a questo aspetto non si può non ricordare il Mazapégul [step 05], il più noto folletto della tradizione romagnola, che vaga nel territorio alla ricerca di vittime per i suoi scherzi. Tra i tanti oggetti della tradizione cesenate [step 02] ve ne è tuttavia uno che fornisce un eccellente soluzione al problema dei Mazapégul, ovvero la caveja [step 08]. La tradizione sostiene infatti che piantando una caveja nel giardino di casa si stia al riparo da qualsiasi furfanteria del folletto.
La caveja è un oggetto dall'anatomia [step 13] piuttosto semplice. Essa si compone infatti di quattro parti: gli anelli, la pagella, lo stelo ed i fiocchi. Questo strumento agricolo è antichissimo e la sua funzione è quella di assicurare il collegamento meccanico tra il giogo dei buoi ed il timone dell'attrezzo agricolo trainato, solitamente il carro o l'aratro. Da un suo uso di secondaria rilevanza, ovvero quello di strumento per creare i solchi per la semina, deriva il modo di dire [step 10] "An sem miga piante' tot cun la caveja", che vuole ricordare che non tutti siamo uguali.
Ovviamente nel corso dei secoli si è assistito ad una progressiva evoluzione della caveja, che ha portato ad una diversificazione delle forme [step 11] e ad un miglioramento qualitativo dei materiali [step 12], con il progressivo passaggio dai legni duri alle leghe di ferro per incrementarne la resistenza meccanica e la durevolezza.
Inizialmente dotata di un solo anello, necessario ad agevolare le operazioni di sgancio, con il passare dei secoli si è fatto di tutto per accrescere il tintinnio che viene prodotto con le vibrazioni. Fu principalmente questa la causa della crescita del numero [step 29] di anelli. Il tintinnio serviva a segnalare la presenza del carro già dalla distanza, in modo da evitare qualsiasi incidente dovuto alla scarsa visibilità durante le ore buie. E' proprio per via della sua caratteristica rumorosità che essa viene indicata con nomi [step 09] come "caveja cantarèna" o "caveja campanèra".
Le caveja era un oggetto costoso per via della complessa tecnica [step 30] di realizzazione artigianale, ragione per cui col passare dei secoli divenne per i proprietari dei poderi un vero e proprio status symbol, un modo per vantare il proprio potere economico.
L'avvento delle macchine in agricoltura permesso dall'accelerazione del progresso tecnologico che ha caratterizzato il XIX ed il XX, testimoniato dall'esplosione dei brevetti [step 20] depositati, ha fatto cadere in disuso la caveja per via della non competitività del lavoro animale rispetto a quello delle macchine. Grazie all'opera divulgativa di Aldo Spallicci [step 28] la caveja ha saputo uscire dal vortice di questa decadenza, divenendo il simbolo [step 14] per eccellenza della Romagna. Tale aspetto rende davvero improbabile che essa possa essere oggetto di un'evoluzione futura [step 15], in quanto questo ne comporterebbe la perdita dell'evocatività, ma le ha consentito di reinventarsi in vari modi all'interno delle case [step 25] romagnole.
Il merito di Spallicci è stato quello di spogliare la caveja dalla veste di polveroso oggetto agricolo desueto, portandola all'interno del mondo della letteratura [step 23]. La sua opera è stata talmente significativa che alcuni dei suoi testi sono persino stati tradotti in musica [step 21], contribuendo ulteriormente alla diffusione dell'ideologia romantica che identifica nella caveja il baluardo dei valori di una civiltà rurale ormai scomparsa.
Il blog ha cercato di indagare questo ruolo di simbolo di cui si riveste la caveja, ritrovandola ad esempio all'interno dell'ambito filatelico [step 26] come soggetto di diversi annulli postali. Se ne ritrovano esempi anche nel mondo dell'arte [step 19], i quali ci hanno permesso di scoprire che sistemi simili alla caveja erano in uso anche nelle campagne della Maremma. Non la si è invece ritrovata nei fumetti [step 22], ma allargando le maglie della ricerca alla tematica dello sfruttamento del lavoro animale sono poi emerse diverse vignette degne di nota.
Si è cercato di raccogliere le tematche toccate nell'ambito del blog all'interno di una nuvola dei nomi [step 17], esprimendo poi l'interdipendenza dei vari concetti attraverso una mappa concettuale [step 16]. Una attività di brainstorming simile a quella fatta per creare la nuvola dei nomi è stata eseguita anche per comporre L'ABC della caveja [step 31] e per elencare le azioni della caveja [step 32], allo scopo di ampliare il più possibile l'orizzonte su cui spaziare.
Detto ciò, non resta che concedersi una piacevole visita presso il museo della caveja [step 27].
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