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Visualizzazione dei post da ottobre, 2019

#14 _ La caveja come simbolo

Cos'è che distingue la caveja da un semplice perno? Il suo ruolo come simbolo di un territorio ancora fortemente legato alle sue origini contadine. Come detto in  #09 _ I nomi della caveja , per trovare un nome equivalente al di fuori dei confini romagnoli occorre riferirsi al termine perno, non a caveja, perdendo dunque l'aspetto culturale della "cosa". Questo significa che non vi può essere caveja senza Romagna e testimonianza lampante di ciò è la sua evoluzione, trattata in  #11 _ La tassonomia della cosa . Non si avrebbe infatti avuto lo step evolutivo che ha portato la caveja dall'essere un semplice perno in metallo fino al diventare la cosa che è oggi, se non fosse stato per l'anima canterina dei contadini romagnoli che, affascinati dal tintinnio degli anelli, hanno iniziato ad adornarla sempre più. Senza la Romagna la caveja non sarebbe dunque esistita, limitata a rimanere un semplice perno. Ecco che proprio qui risiede il valore della caveja com

#13 _ L'anatomia della caveja

La caveja, simbolo della Romagna contadina, é uno strumento agricolo che si compone di quattro parti principali: Pagella : Parte superiore, solitamente espansa ed appiattita, su cui sono raffigurati o lo stemma del casato o simboli propiziatori, unitamente a varie incisioni con lo scopo di abbelirla. Su di essa vengono fatti i fori che servono da supporto per gli anelli, i quali ne arricchiscono ancora di più l'aspetto. Stelo : lo stelo è la parte che permette alla caveja di svolgere la propria funzione di perno. diventato sempre più raffinato nel tempo sia in termini di forma che di pregio dei materiali e di lavorazioni, si può sempre identificare una sezione ristretta nella zona inferiore, che veniva inserita nel foro, ed una zona a sezione più ampia, tale da arrestarne lo scorrimento all'interno del foro. Anelli : il loro numero è variabile, ma in ogni caso ne è sempre presente almeno uno. Nascono allo scopo di agevolare le operazioni di sgancio e assumono col tempo an

#12 _ I materiali della caveja

Facciamo una carrellata dei materiali di cui la caveja può essere fatta. Legno : la caveja era in origine un semplice perno che serviva a collegare il giogo al timone dell'aratro o del carro, ragione per cui non era posta particolare cura nella sua realizzazione. Tipicamente venivano usati legni duri come bosso, acero o sorbo, capaci di resistere al forte stress meccanico. Ferro : questo è uno di quei termini che ogni bravo studente di ingegneria dovrebbe evitare di usare. Nel ferro si trovano sempre piccole di carbonio e sarebbe dunque più opportuno parlare di acciaio, tuttavia accettiamo questa parola per poter fare una distinzione in seguito. Al fine di aumentare la resistenza meccanica e, soprattutto, ridurre l'usura, il legno venne soppiantato, con la caveja che ben presto iniziò ad essere un "rudimentale pezzo di legno grossolanamente forgiato".  Accaio : con il tempo si iniziò a realizzare l'anello della caveja in acciaio forgiato, al fine di

#11 _ La tassonomia della caveja

Tracciamo la tassonomia della caveja, provando a seguire le evoluzioni che l'hanno trasformata sia nella forma che nell'uso. La caveja nasce  (I)  come semplice perno per collegare il giogo al carro o all'aratro, realizzato in legno duro. Poteva essere fatto scorrere nel perno fino a conficcarsi nel terreno, allo scopo di frenare il carro nei tratti in discesa, evitando che questo colpisse i buoi per inerzia. Per questo motivo la sua estremità era probabilmente a forma di cuneo, in modo da assorbire meglio lo stress meccanico indotto nel momento in cui veniva usata come freno. La naturale evoluzione  (II)  è stata il passaggio al metallo, un'acciaio di bassa qualità grossolanamente forgiato, in modo da mantenere economica la realizzazione. L'introduzione di questo materiale ha fatto si che l'anello, utile ad agevolare le operazioni di sgancio, producesse un tintinnio quando, in seguito alle vibrazioni indotte dai buoi, colpiva il corpo della caveja. Que

#10 _ An sem miga piante' tot cun la caveja

An sem miga piante' tot cun la caveja (non siamo mica tutti piantati con la caveja), dice un proverbio diffuso nel cesenate. Trovarlo, lo ammetto, non si è rivelata impresa facile, ma l'essere giunto al risultato ha portato con se alcune scoperte inattese. Il detto usa il verbo piantare, apparentemente poco coerente con la funzione di perno vista fino ad ora. Proprio da questa parola è scaturita la scoperta che la caveja era anche usata come strumento per scavare i solchi utili alla semina, il che giustifica l'uso del termine piantare. Il proverbio vuole ricordare che non tutti abbiamo lo stesso pensiero, non tutti siamo uguali, come accade invece per le piante seminate con l'ausilio della caveja. Una raccolta di proverbi romagnoli

#09 _ I nomi della caveja

Un famoso proverbio italiano afferma: " Paese che vai, usanze che trovi ". Potremmo riprendere questa frase e riadattarla alla Romagna, per sottolineare la sua varietà anche dal punto di vista del linguaggio dialettale: " Città che vai, nome che trovi ". Come già visto in #06 _ Cesena: origini del nome , la Romagna è caratterizzata da un dialetto eterogeneo, in cui i termini cambiano in maniera anche piuttosto importante da una città all'altra.  Ecco che allora anche la caveja, cavicchio o cavicchiolo in italiano, assume nomi diversi a seconda della zona. Come riportato su  cavejaromagnola.xoom.it : " Nel nord della Romagna, nelle zone di Imola, Castel San Pietro ed ai confini con Bologna e Ferrara, la caveja viene detta stadùra, parola in relazione al verbo stare, inteso nel senso di arrestare-fermare, cioè fermare il giogo al timone del carro dei buoi. Nelle campagne intorno a Faenza e a Lugo è detta caveja campanèra. Nel forlivese e nel ravennat

#08 _ Perché la caveja?

Da ora in avanti il blog si incentrerà su tematiche legate alla caveja, ma perché proprio quest'oggetto? La caveja è uno dei simboli più rappresentativi della Romagna, baluardo di una civiltà contadina antica che ancora sopravvive nelle memorie radicate nelle zone rurali del territorio. Era l'orgoglio del contadino romagnolo, per i cui carri fungeva da clacson di giorno e fanale di notte. Non si limitava ad assolvere la sua semplice funzione di perno, doveva essere bella, ornata da simboli ed anelli che la rendevano immediatamente riconoscibile. Rappresentava un vero e proprio status symbol ed assumeva un ruolo centrale anche nelle tradizioni scaramantico-religiose. Quale oggetto sarebbe quindi più adatto a raccontare questo il territorio cesenate, così dinamico e cosmopolita eppure così legato alle sue antiche tradizioni?

#07 _ Johnny Stecchino

Johnny Stecchino è un film diretto ed interpretato da Roberto Benigni, uscito nelle sale nel 1991. Numerose sono le scene girate a Cesena, in particolare nel quartiere San Mauro in Valle, in cui si svolge gran parte della narrazione legata a Dante. Qui si trovano infatti i condomini in cui abita Dante (conosciute dai cesenati come "le torri di San Mauro") e la scuola dei ragazzi disabili, che per tutti gli abitanti della città malatestiana è "la scuola di Villarco". La scelta di Cesena come luogo delle riprese è legata al fatto che essa è la città natale di Nicoletta Braschi, moglie di Roberto Benigni, la quale interpreta nel film il ruolo di Maria. Numerosi sono gli abitanti del quartiere che ricordano il periodo in cui si sono svolte le riprese. Non è difficile infatti, nei bar della zona, trovare storie raccontate da chi si è trovato coinvolto, direttamente o indirettamente, nel set cinematografico. Il legame tra Benigni e la città malatestiana si è m

#06 _ Cesena: origini del nome

L'etimologia del lemma Cesena non è ancora stata accertata, con varie ipotesi che sono attualmente prese in considerazione dagli studiosi. Non vi è un dato preciso nemmeno a proposito dell'epoca di fondazione della città, che fino a pochi anni fa veniva fatta risalire al VI secolo a.C., ma che il recente ritrovamento di un insediamento abitativo risalente alla tarda età del bronzo potrebbe retrodatare (1550 - 1200 a.C.). Diversi studiosi ritengono che il nome sia dovuto al Torrente Cesuola, il corso d'acqua che attraversa il centro storico della città, altri sostengono che il prefisso caes- rimandi al termine desueto "cesina" (terra disboscata), a cui si è affiancato il suffiso di origine etrusca -ena . Ulteriori ipotesi sono che il termine derivi dall'etrusco "keizna"  o dal latino "caedo" . Quel che è certo è che la città era conosciuta dei Romani con il nome "Caesena" o "Curva Caesena",  con il termine curv

#05 _ Il Mazapégul

GFDL con disclaimer, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=289601 Il Mazapégul è un folletto della tradizione folclorica romagnola, radicato in particolare nelle zone dell'Appennino cesenate e forlivese. Si tratta di un esserino molto piccolo, ibrido tra gatto e scimmiotto, di pellame grigio, facilmente riconoscibile per il suo berrettino rosso. Quella dei Mazapégul è una piccola tribù appartenente ad una più vasta famiglia di folletti della notte, quella dei Mazapegol. Un identikit dettagliato della personalità del Mazapégul lo fornisce Cino Pedrelli nel numero 3 de La Piè del 1976: "il Mazapégul è responsabile del senso di soffocamento e paralisi che opprime talvolta i dormienti; si corica con le donne, e le fa sue; svolge tutto un suo rituale amoroso e affettuoso con gli animali della stalla, ed in ispecie con gli equini, che si trovano al mattino coperti di sudore e adorni di trecce alle code e alle criniere, si sostituisce alle donne di casa nelle facce

#04 _ Citazioni

Il libro "Cesena - nello sguardo, nella mente, nel cuore" è risultato essere piuttosto difficile da reperire. La ricerca di anteprime on-line è risultata del tutto infruttuosa e purtroppo non sono nemmeno riuscito a consultarne la versione cartacea, in quanto momentaneamente non disponibile presso la Biblioteca Malatestiana di Cesena . Mi risulta pertanto impossibile fornire citazioni tratte da esso, dovendomi limitare alle parole spese dall'autore durante la presentazione dell'opera, riportate in " #03 _ Cesena - Nello sguardo, nella mente, nel cuore ". Sempre all'interno del post relativo allo step 03 si possono trovare i versi dedicati da Dante alla città Malatestiana, con i relativi riferimenti bibliografici. Si possono trovare tracce di Cesena all'interno di svariate opere letterarie. Riportiamo come esempio Marino Moretti che, con la sua poesia "A Cesena", delinea un quadro malinconico della città: Piove. E' mercoledì.

#03 _ Cesena - nello sguardo, nella mente, nel cuore

Cesena è una città che vanta un'impronta rilevante sulla letteratura, sia in termini di opere a lei direttamente dedicate, che di citazioni. Diversi sono inoltre gli autori legati alla città, tra cui spiccano, in ordine di "vicinanza" alla città, Renato Serra, Marino Moretti e Giovanni Pascoli. La citazione più prestigiosa è sicuramente quella fatta da Dante Alighieri, che dedica tre versi alla città Malatestiana all'interno della Divina Commedia (Inferno, XXVII, vv. 52-54): " E quella cu' il Savio bagna il fianco, " così com' ella sie' tra 'l piano e 'l monte, " tra tirannia si vive e stato franco " Dante richiama dunque il legame indissolubile tra Cesena e le colline che la circondano, come se esse stesse influenzassero direttamente la politica della città, che all'epoca alternava momenti di tirannia a periodi di democrazia. Proprio questo legame con il territorio è trattato nell'opera

#02 _ Cose ed oggetti della tradizione cesenate

La tradizione romagnola è il risultato di una lunga storia a cui molti popoli e culture diverse hanno contribuito. Abitato sin dai tempi del neolitico, il territorio cesenate ha visto molti governi alternarsi, dai Galli (le cui influenze sono fortemente presenti sia nel dialetto, sia nell'economia locale) ai Romani, dalla Chiesa alla signoria dei Malatesta. Parlare di tradizione cesenate vuol dire trattare anche delle cose che più la rappresentano. Vediamone alcune: Il fischio di San Giovanni La festa del patrono di Cesena, San Giovanni, si celebra il 24 luglio e coincide con il periodo in cui avviene il solstizio d'estate, momento in cui le giornate smettono di allungarsi e le ore di buio ricominciano a crescere. Nell'immaginario comune l'imminente ritorno della stagione fredda era legato alla morte della natura, all'arrivo di entità nefaste provenienti dall'aldilà. Queste figure venivano esorcizzate con il frastuono, facendo rumore con tutto c

#01 _ Cesena

Cesena è un comune italiano con 97210 abitanti, appartenente alla provincia di Forlì-Cesena (FC). Sita nel cuore della Romagna, a metà strada tra il mare Adriatico e l'Appennino Tosco-Romagnolo, Cesena ospita importanti aziende operanti nel campo agricolo, gastronomico, fitness e tecnologico, assumendo il ruolo di città leader nel mercato ortofrutticolo europeo. Coordinate geografiche:   44°9'25"56 N  12°15'54"00 E Altitudine: 44 m s.l.m. Superficie: 249,47   km² Vista aerea di Cesena